Cos’è la schizofrenia e perché è importante conoscerla

La schizofrenia è una grave malattia mentale appartenente al gruppo delle psicosi, caratterizzata principalmente da una distorsione della realtà. Chi ne soffre può sperimentare sintomi come deliri, allucinazioni (soprattutto uditive), pensieri disorganizzati e comportamenti insoliti che rendono difficile svolgere le normali attività quotidiane.

Spesso le persone con schizofrenia si isolano socialmente e mostrano una progressiva perdita di motivazione e interesse verso le relazioni e le attività.

Questa condizione colpisce prevalentemente i giovani adulti, con insorgenza tipica fra i 15 e i 30 anni, e può compromettere gravemente la qualità della vita.
Proprio per questo è fondamentale conoscerla e comprenderla: una diagnosi tempestiva, infatti, migliora sensibilmente la possibilità di controllare i sintomi e rallentare la progressione della malattia.

Una maggiore consapevolezza contribuisce inoltre a ridurre lo stigma nei confronti di chi soffre di schizofrenia e favorisce un approccio più empatico e solidale verso chi vive in questa condizione.

Le cause della schizofrenia: tra genetica e ambiente

Le cause della schizofrenia sono complesse e non riconducibili a un unico fattore. È in ogni modo ormai consolidata l’idea che la malattia derivi dalla combinazione di predisposizione genetica e influenze ambientali.

La componente genetica gioca un ruolo rilevante: avere casi pregressi di schizofrenia in famiglia aumenta infatti significativamente il rischio di sviluppare il disturbo. Tuttavia i geni da soli non bastano a determinare l’insorgenza della patologia.

Diversi fattori ambientali, infatti, possono agire come “interruttori” capaci di attivare una predisposizione genetica latente.
Tra questi ci sono episodi di stress intenso, abusi di sostanze, infezioni virali o persino complicazioni durante la gravidanza e il parto.

È importante sottolineare che non tutti coloro che hanno una predisposizione genetica sviluppano la schizofrenia: spesso è necessario che si verifichi l’interazione tra più elementi, genetici e ambientali, per provocare la comparsa del disturbo ( in genere durante l’adolescenza o la prima età adulta).

Come riconoscere i sintomi principali della schizofrenia

Riconoscere i sintomi principali della schizofrenia è fondamentale per intervenire tempestivamente. Questi vengono distinti in due categorie principali: sintomi “positivi” e sintomi “negativi”.
I sintomi positivi indicano una distorsione della realtà percepita dal paziente e comprendono soprattutto allucinazioni e deliri. Le allucinazioni più comuni sono quelle uditive (ad esempio sentire voci che commentano o comandano azioni) o visive (la percezione di persone o oggetti inesistenti). I deliri, invece, sono convinzioni errate fortemente radicate, ad esempio credere di essere perseguitati o spiati.

I sintomi negativi, al contrario, si manifestano con una perdita o riduzione delle normali capacità: il paziente può apparire apatico, disinteressato, isolato socialmente e con scarsa capacità comunicativa o espressiva.

Questi sintomi, spesso più difficili da riconoscere rispetto ai sintomi positivi, possono essere erroneamente scambiati per depressione o pigrizia, ritardando così la diagnosi e l’intervento terapeutico necessario.

Le diverse fasi della schizofrenia

La schizofrenia è una malattia che si manifesta in diverse fasi, ognuna caratterizzata da sintomi specifici.

La prima è la fase prodromica, nella quale il paziente inizia a manifestare segni lievi e difficili da identificare: isolamento sociale, scarsa motivazione, ansia e alterazioni del comportamento.

Segue poi la fase acuta, la più evidente e problematica, in cui i sintomi positivi diventano intensi e chiaramente riconoscibili: iniziano, in questa fase, a causare disagio significativo e compromettere la vita quotidiana del paziente.

Dopo l’intervento terapeutico si entra nella fase di mantenimento, durante la quale i sintomi più intensi vengono controllati e il paziente può recuperare parzialmente le sue funzionalità sociali e lavorative. Infine, in alcuni casi, la malattia entra in una fase cronica, caratterizzata da sintomi persistenti e necessità di trattamenti a lungo termine.
Comprendere queste fasi permette a pazienti e familiari di intervenire al momento giusto rivolgendosi agli specialisti.

Come si arriva a una diagnosi di schizofrenia

Diagnosticare la schizofrenia richiede un’attenta valutazione clinica svolta da specialisti esperti. Il percorso diagnostico inizia con un colloquio approfondito, durante il quale il medico raccoglie informazioni sulla storia personale e familiare del paziente, osservando attentamente i sintomi presenti.

Per confermare la diagnosi gli specialisti si basano sui criteri stabiliti dal Manuale diagnostico statistico dei disturbi mentali (DSM-5) che identifica sintomi come allucinazioni, deliri, discorsi disorganizzati e comportamento alterato.

Secondo il DSM-5 almeno due di questi devono essere presenti per almeno un mese in fase attiva, ma il disturbo nel suo complesso deve presentarsi per almeno sei mesi.

Spesso vengono effettuati ulteriori esami per escludere altri disturbi medici o neurologici che potrebbero causare sintomi simili.
Possono essere utilizzati, inoltre, test psicologici specifici per valutare le funzioni cognitive e sociali del paziente.

Trattamenti e interventi per gestire la schizofrenia

La schizofrenia può essere gestita efficacemente attraverso diversi trattamenti, che mirano a ridurre i sintomi e migliorare la qualità della vita del paziente. La terapia farmacologica rappresenta generalmente il primo approccio: vengono utilizzati farmaci antipsicotici tradizionali o di nuova generazione, in grado di ridurre sintomi come allucinazioni, deliri e agitazione.

Tuttavia, il trattamento farmacologico da solo spesso non basta: è essenziale integrare una terapia psicologica mirata, come la psicoterapia cognitivo-comportamentale, che aiuta il paziente a comprendere e gestire meglio i propri sintomi, favorendo anche una migliore interazione sociale.

Importanti sono inoltre gli interventi di riabilitazione cognitiva e sociale, che hanno l’obiettivo di rafforzare le capacità del paziente nello svolgimento delle attività quotidiane e lavorative.

Questa combinazione di farmaci, psicoterapia e interventi riabilitativi consente, nella maggior parte dei casi, di raggiungere un significativo miglioramento delle condizioni generali del paziente e favorire una vita più autonoma.

Un’alternativa innovativa: la terapia TMS di NeuroSalus

Tra le nuove frontiere nella gestione della schizofrenia si sta studiando con interesse la Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS), che pratichiamo in NeuroSalus.

La TMS è una tecnica non invasiva, sicura e indolore che utilizza campi magnetici per stimolare specifiche aree del cervello e modulare così l’attività neuronale. Nei casi di schizofrenia farmacoresistente, in particolare quando sono presenti allucinazioni uditive persistenti, la TMS ha mostrato risultati promettenti nel ridurre l’intensità e la frequenza di questi sintomi.

Le sedute sono ben tollerate, non richiedono anestesia e permettono al paziente di riprendere subito le normali attività quotidiane.

Sebbene siano necessari ulteriori studi per confermarne l’efficacia su larga scala, la TMS rappresenta una prospettiva concreta per migliorare la qualità della vita in alcuni pazienti affetti da schizofrenia.

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