
Prima di passare all’intervista alla Dott.ssa beatrice Casoni è necessario un po’ di background:
L’antefatto: Noemi si racconta a Le Iene
Dopo la sua recente partecipazione a Sanremo 2025 Noemi è tornata sotto i riflettori in un’intensa intervista realizzata da Le Iene, nella quale ha condiviso un capitolo delicato della sua vita.
In compagnia dell’inviato Nicolò De Devitiis, la cantante ha ripercorso luoghi simbolici come Roma e Fregene, lasciandosi andare a riflessioni intime.
Al centro del racconto, un’esperienza vissuta intorno ai trent’anni: la derealizzazione. «La tua mente decide di darti una sensazione di distacco dal mondo, mi sentivo come sotto una campana di vetro, vedevo tutti lontanissimi», ha raccontato Noemi.
«La cosa assurda è che quando ho raggiunto il top mi hanno staccato lo spinotto», ha aggiunto con amarezza.
La cantante ha ammesso di aver affrontato quel periodo con l’aiuto di psicofarmaci, immersa in uno stato di profonda depressione. «Bisogna passare dall’inferno per passare al paradiso», ha concluso. (Fonte: Vanity Fair, intervista del 22 marzo 2025).
La dottoressa Beatrice Casoni spiega cos’è la Derealizzazione
Nel servizio pubblicato da Vanity Fair a corredo del documentario andato in onda su Le Iene, la redazione ha coinvolto esperti per approfondire la condizione psicologica vissuta da Noemi: la derealizzazione.
A spiegare di cosa si tratta è la dottoressa Beatrice Casoni, psichiatra del team NeuroSalus, intervistata dalla rivista. «La derealizzazione è una condizione caratterizzata dalla sensazione che l’ambiente circostante sia irreale, senza confini di tempo e spazio», ha spiegato Casoni a Vanity Fair, evidenziando come chi ne soffre percepisca la realtà come sfocata, distante, quasi onirica.
Può manifestarsi in modo transitorio o cronico, spesso in relazione a stati di ansia, depressione, forte stress o traumi. La persona mantiene comunque consapevolezza che quella percezione è alterata, il che si distingue da condizioni psicotiche.
L’intervento della dottoressa Casoni ha permesso di offrire al grande pubblico una lettura scientifica e accessibile di un disturbo ancora poco conosciuto, portando autorevolezza e chiarezza su un tema di forte impatto emotivo.
La derealizzazone come alterazione percettiva in risposta allo stress
Nel proseguire l’approfondimento, Vanity Fair ha dato spazio anche alla dottoressa Elisa Stefanati, psicoterapeuta, che ha offerto una chiave interpretativa importante sul significato della derealizzazione come risposta allo stress.
«Questa alterazione percettiva – ha spiegato – è spesso una reazione fisiologica acuta, un meccanismo di difesa messo in atto dalla mente per proteggersi da emozioni troppo intense».
La persona si sente spaesata, immersa in un mondo ovattato, piatto, privo di vitalità, come se si trovasse all’interno di un sogno. Tuttavia, come sottolinea anche la dottoressa Beatrice Casoni, il contatto con la realtà resta intatto: chi soffre di derealizzazione è consapevole che la percezione è alterata, a differenza di quanto accade nei disturbi psicotici.
Questo elemento rende il disturbo particolarmente complesso da vivere: si è lucidi, ma profondamente disconnessi. Comprendere che si tratta di una reazione di autodifesa può essere il primo passo per iniziare un percorso terapeutico consapevole ed efficace.
Le nuove frontiere della terapia secondo la dottoressa Casoni
Nel corso dell’intervista rilasciata a Vanity Fair, la dottoressa Beatrice Casoni ha illustrato poi le principali strategie terapeutiche per affrontare la derealizzazione, sottolineando come il trattamento debba partire dall’individuazione della causa sottostante.
«È fondamentale comprendere l’origine del disturbo – ha spiegato – che spesso è legata ad ansia, depressione o traumi non elaborati».
Tra gli approcci più efficaci, la dottoressa ha citato la terapia cognitivo-comportamentale e la psicoterapia EMDR, entrambe orientate a stabilizzare il paziente e ad aiutarlo a riappropriarsi della percezione reale attraverso tecniche di grounding.
Accanto ai percorsi psicoterapeutici, la dottoressa ha evidenziato anche l’importanza dei trattamenti innovativi, come il neurofeedback e la stimolazione magnetica transcranica, metodi non invasivi in grado di modulare l’attività cerebrale e ridurre i sintomi in modo significativo.
È un vero onore per NeuroSalus poter contare, all’interno del proprio team, su professionisti del calibro della dottoressa Beatrice Casoni. La sua partecipazione a un approfondimento pubblicato su una testata prestigiosa come Vanity Fair rappresenta non solo un motivo di orgoglio, ma anche una conferma del valore e della competenza che caratterizzano il nostro approccio clinico e scientifico.
Leave a reply
Leave a reply